XIX SECOLO
come un periodo di transizione fra l'età moderna e l'epoca
contemporanea.
Anche in ambito filosofico, molti elementi del pensiero
ottocentesco si ritrovano integralmente nel XX secolo.
Il clima politico è condizionato dalle conseguenze della rivoluzione francese.
Uno dei fattori che maggiormente determinano l'epoca è la marcata
tendenza alla costituzione di stati nazionali sovrani, sostenuta dal
principio del diritto all'autodeterminazione dei popoli.
Il liberalismo si pone come fine il dominio della ragione, oltre alla
realizzazione della libertà dell'individuo (diritti umani) e di una
economia libera.
Contro l'ordinamento sociale capitalistico si volge
il socialismo, che mira a un'organizzazione della società e a una
distribuzione della proprietà tali da garantire benessere e
uguaglianza di diritti anche alle classi più deboli.
L'imponente progresso compiuto nelle scienze della natura e nella tecnica
determina il clima spirituale dell'epoca.
Su di esso si fonda l'ottimistica fiducia nelle quasi illimitate possibilità di intervento
dell'uomo nella natura.
Esemplare, al riguardo, è la figura professionale dell'ingegnere, che traspone le conoscenze teoretiche in
ambito pratico. In Inghilterra, i nuovi mezzi offerti dalla tecnica
danno luogo, innanzitutto, alla cosiddetta rivoluzione industriale e
al conseguente costituirsi della classe imprenditoriale e del
proletariato.
L'innalzarsi del tenore di vita a livello nazionale e il
parallelo impoverimento degli operai delle industrie, costretti a
orari di lavoro eccessivi in cambio di miseri salari, provoca il
sorgere di forti tensioni sociali.
Una trasformazione dell'immagine dell'uomo destinata a durare nel tempo fu quella prodotta dagli
scritti di Charles Darwin (L'origine delle specie, 1859),
sull'evoluzione di tutta la materia vivente e di Sigmund Freud
(L'interpretazione dei sogni, 1900), che svela gli impulsi inconsci
della vita interiore.
In ambito filosofico, all'imponente sistema di pensiero costruito dall'idealismo tedesco fa seguito, dopo la morte di
Hegel (1831), un complesso movimento che critica l'idealismo e
intende, al tempo stesso, percorrere nuove strade.
La sinistra hegeliana (con Ludwig Feuerbach) prende le distanze dal pensiero
religioso e politico di Hegel per assumere un atteggiamento di critica
religiosa e posizioni politiche liberali con orientamento
materialistico.
Karl Marx riassume la sua critica nei confronti della
filosofia con la celebre frase: «I filosofi hanno soltanto
diversamente interpretato il mondo; si tratta ora di cambiarlo.»
Il danese Soren Kierkegaard si esprime contro l'inconsistenza del
pensiero astratto, assumendo una posizione fortemente polemica in
particolar modo nei confronti della filosofia hegeliana: «Che cos'è il
pensiero astratto? E il pensiero che non presuppone nessun essere
pensante. ... Che cos'è il pensiero concreto? E il pensiero che
presuppone un essere pensante,... e con cui l'esistenza dà a colui che
pensa ed esiste pensiero, spazio e tempo.»
La difesa kierkegaardiana del soggetto concreto come fondamento di ogni forma di pensiero contro
la dissoluzione in un «astratto-universale» diede impulsi decisivi
all'esistenzialismo del XX secolo.
Arthur Schopenhauer vede come fondamento del cosmo non tanto un principio razionale quanto,
piuttosto, la volontà, impulso cieco e irrazionale, dal quale derivano
le rappresentazioni sotto forma di oggettivazioni.
Lo sviluppo delle scienze della natura induce molti filosofi del XIX secolo a tentare di
rifondare la filosofia in base al metodo da esse usato.
Per il positivismo (Comte) il progresso dell'umanità consiste nello sviluppo
del pensiero fino allo stadio positivo, ovvero scientifico.
La peculiarità delle scienze dello spirito viene, all'opposto, messa in
risalto dallo storicismo e, in particolare, da Dilthey: tramite
l'elaborazione di un metodo specifico, egli cerca di garantire alle
scienze dello spirito un fondamento loro proprio rispetto alle scienze
della natura.
L'accento è posto sulla storicità di tutte le opere
dell'uomo, diversamente dalla natura.
L'opera di Karl Marx e Friedrich Engels costituisce il fondamento teoretico del socialismo scientifico.
Recuperando criticamente la filosofia hegeliana, l'economia politica
classica e il primo socialismo, Marx elabora una concezione globale
della società e del divenire storico in base alle condizioni
economiche.
Friedrich Nietzsche sottopone a una acuta critica i valori
morali tradizionali.
L'opera del suo ultimo periodo offre la visione
di una nuova epoca, successiva al capovolgimento di tutti i valori e
alla nascita del "superuomo".