La proposizione soggettiva
La proposizione subordinata soggettiva fa da soggetto al predicato della proposizione da cui è retta (= reggente).
La proposizione soggettiva può avere forma esplicita o implicita.
Nella forma esplicita è introdotta dalla congiunzione che, seguita dal verbo all'indicativo, quando la proposizione reggente esprime certezza; dal congiuntivo, quando la proposizione reggente esprime dubbio, possibilità, speranza; dal condizionale quando l'azione espressa dalla reggente dipende da una condizione.
Nella forma implicita può essere introdotta, ma non necessariamente, dalla preposizione di, e ha il verbo all'infinito.
La proposizione subordinata soggettiva dipende sempre da verbi o locuzioni di forma impersonale; in particolare può dipendere da:
• verbi impersonali o usati in forma impersonale, come capita, accade, bisogna, risulta, sembra, interessa, importa, basta.
• verbi costruiti con il si passivante, come si crede, si pensa, si teme, si dice, si spera.
• locuzioni impersonali costruite con il verbo essere in unione con un nome o con un aggettivo, come è dovere, è compito, è ora, è obbligo, è un piacere, è una vergogna; è bello, è brutto, è disdicevole , è terribile.
E' bello quello che fai per il tuo amico.
E' giusto che tu ti dia da fare!
Si dice che domani sarà bel tempo.
Si dice che tu non sia stato promosso.
Mi sembra di svenire.
Sarebbe tempo che ci decidessimo.
Come distinguere le proposizioni soggettiva, oggettiva e dichiarativa
Le proposizioni soggettive, oggettive, dichiarative si possono facilmente confondere; è opportuno quindi seguire un preciso criterio per distinguerle.
A questo fine bisogna tenere presente che:
• quando nella reggente vi è un soggetto, espresso o sottinteso, la subordinata è una proposizione oggettiva.
• quando nella reggente non vi è un soggetto, questo è costituito dalla proposizione subordinata che stiamo esaminando, che sarà quindi una proposizione soggettiva.
• quando la proposizione subordinata dipende da una reggente che è già completa in sé ed inoltre dipende non dal suo predicato, ma da un elemento nominale in essa presente (nome o pronome) ci troviamo di fronte a una proposizione dichiarativa.
Esempi
Abbiamo spiegato ancora una volta che siamo preoccupati. [oggettiva]
Pensiamo che questa faccenda potrebbe creare problemi. [oggettiva]
Vedo che stai bene. [oggettiva]
Credo che tutto stia andando per il meglio. [oggettiva]
Bisogna che la facciamo finita. [soggettiva]
Basta arrivare in tempo. [soggettiva]
È meglio che tu non dica niente. [soggettiva]
Mi preoccupa che Massimo sia arrivato. [soggettiva]
Ambisce proprio a quello: arrivare ovunque lui voglia. [dichiarativa]
Ho la sensazione che Mario sia scontento della sua scuola. [dichiarativa]
Aveva la certezza di essere preparato. [dichiarativa]
La proposizione oggettiva
La proposizione subordinata oggettiva fa da complemento oggetto al predicato della reggente.
Può avere forma esplicita o implicita.
Nella forma esplicita è introdotta dalla congiunzione che; il predicato verbale è all'indicativo se la reggente enuncia un fatto come certo e reale; al congiuntivo, se la reggente propone il fatto come un'ipotesi o un'opinione; al condizionale se la reggente esprime un'azione che dipende da una condizione, oppure quando il predicato esprime un'azione posteriore rispetto alla reggente.
Nella forma implicita l'oggettiva è introdotta dalla preposizione di; il predicato verbale è all'infinito. Nella maggior parte dei casi questa costruzione presuppone che la proposizione oggettiva abbia lo stesso soggetto della reggente.
Può dipendere da verbi o da locuzioni verbali che:
• indicano l'atto del parlare (affermare, negare, dire, dichiarare, raccontare, riferire, rivelare, informare, rispondere, promettere… )
• esprimono una percezione o un ricordo (accorgersi, capire, comprendere, dimenticare, ricordare, percepire, udire, sentire, vedere…)
• esprimono un'opinione, un giudizio, una volontà, un sentimento (credere, ritenere, pensare, supporre, desiderare, essere conscio, essere convinto….)
Ci scrisse che stavano bene.
Non credo che tu ti sia comportato tanto male.
Pensiamo che avrebbe potuto fare meglio.
Credevo che stavolta le cose sarebbero andate diversamente.
Avevamo capito che saresti venuto anche tu in vacanza con noi.
Non ritengo credibile che lui si sia comportato in quel modo!
La proposizione dichiarativa
La proposizione subordinata dichiarativa svolge la funzione di chiarire o spiegare un elemento nominale contenuto nella reggente.
Il contenuto della proposizione dichiarativa è anticipato nella reggente da un nome generico, come argomento, fatto, questione, circostanza, convinzione, dubbio o da un pronome dimostrativo (questo, questa cosa, ciò…).
Nella forma esplicita è introdotta dalla congiunzione che; ha il verbo all'indicativo, quando la proposizione reggente presenta il fatto come certo e reale; al congiuntivo, quando la proposizione reggente esprime dubbio, timore, incertezza; al condizionale quando la proposizione reggente presenta il fatto come eventuale o possibile.
Nella forma implicita è introdotta dalla congiunzione di, e ha il verbo al modo infinito.
Il soggetto coincide sempre con quello della reggente.
Penso questo: che tu sia stato uno sciocco a lasciare Giulia.
Ho la sensazione che stamattina non concluderò niente.
Ha avuto la forza di reagire ai soprusi.
Pensavo di non arrivare in tempo.
Questo mi dispiace: che tu non mi ascolti.
Avevano la sensazione che sarebbero stati esclusi dalla gara.
La proposizione interrogativa indiretta
La proposizione subordinata interrogativa indiretta esprime una domanda o un'incertezza in forma indiretta, ponendola in dipendenza da una reggente.
La proposizione interrogativa indiretta corrisponde alla interrogativa diretta, che è però una proposizione indipendente, contrassegnata dal punto interrogativo.
Quanti anni hai? [diretta]
Le ho chiesto quanti anni aveva. [indiretta]
Può essere introdotta in diversi modi:
• da un pronome interrogativo.
• da un aggettivo interrogativo.
• dalla congiunzione se.
• da un avverbio o da una locuzione avverbiale in funzione di congiunzione subordinante.
Dipende da verbi, locuzioni verbali, nomi o aggettivi che esprimono domanda, dubbio o richiesta di informazioni. In particolare possono dipendere:
• da verbi, nomi, locuzioni che esprimono necessità di sapere, di avere informazioni, come chiedere, domandare, ignorare, domanda, problema, quesito; volere sapere, voler capire ...
• da verbi o locuzioni appartenenti all’area semantica dell’enunciazione, come dire, spiegare, pensare, dichiarare; far sapere...
• da verbi o locuzioni appartenenti all’area semantica del dubbio, come dubitare, essere in dubbio, essere incerto...
Può avere forma esplicita o implicita.
Nella forma esplicita il predicato verbale può essere all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale, a seconda che si voglia sottolineare o meno la componente di ignoranza, di dubbio o di incertezza.
Mi ha chiesto come mi chiamo.
Voleva sapere cosa stesse facendo.
Si chiedeva che cosa avrebbe fatto.
Nella forma implicita il predicato verbale è all'infinito; il soggetto è il medesimo della reggente.
Mi chiedo se uscire e quanto mangiare domani.
Le interrogative indirette possono essere:
• semplici, quando esprimono una sola domanda.
• doppie, quando pongono due o più domande.
• disgiuntive, quando esprimono due possibilità poste in alternativa.
Ti chiedo dove sei stata in vacanza. [semplice]
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Ti chiedo dove sei stata in vacanza e come ti sei trovata con i tuoi amici. [doppia]
Non so se rifiutare o accettare. [disgiuntiva]
Quando la proposizione interrogativa indiretta accentua l’espressione di un dubbio, può assumere il nome di proposizione dubitativa.