Sul totale dei ventisette scritti del NT, ventuno portano il nome di
“lettere”. Questo fatto è tanto più sorprendente se si pensa che
nessuno dei quarantasei libri dell’AT è una “lettera”. Si tratta,
nell’ordine, dei seguenti testi: Romani, 1-2 Corinzi,
Gàlati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1-2 Tessalonicesi, 1-2
Timòteo, Tito, Filèmone, Ebrei, Giacomo, 1-2 Pietro, 1-2-3 Giovanni,
Giuda.
Le lettere del Nuovo Testamento
Nella sequenza degli scritti canonici che si incontra nelle
Bibbie moderne, le lettere seguono i quattro vangeli e gli
Atti, e precedono l’Apocalisse. Le prime
tredici lettere portano il nome di Paolo nell’intestazione. La loro
attuale disposizione mostra che quelle indirizzate a Chiese
precedono quelle rivolte a singole persone. Criterio di ordinamento
delle lettere all’interno di ciascuno dei due gruppi è la lunghezza:
dalla più lunga alla più breve. A queste tredici lettere fu poi
aggiunta la lettera agli Ebrei. Essa fu collocata
all’ultimo posto tra le lettere paoline, nell’ordine attestato nei
manoscritti bizantini e nella Vulgata occidentale,
e divenuto poi tradizionale. La lettera agli Ebrei non porta
nell’indirizzo il nome di Paolo e la sua autenticità e canonicità,
sostanzialmente accettate fin dall’inizio in Oriente, furono oggetto
di discussione nell’antichità cristiana in Occidente fino al IV-V
sec. Oggi l’esegesi è unanime nel ritenerla un’omelia e non una
lettera, e non scritta da Paolo: nella proclamazione liturgica della
Chiesa Cattolica Romana è introdotta con la formula “Dalla lettera
agli Ebrei”, senza menzione dell’apostolo Paolo.
Tra le lettere
paoline spesso si designano come “lettere principali” le quattro più
ampie (Romani, 1-2 Corinzi, Gàlati) e “lettere
dalla prigionia” le quattro (Efesini, Filippesi, Colossesi,
Filèmone) in cui Paolo si presenta in catene. Infine,
indirizzate a responsabili di comunità cristiane, 1-2
Timòteo e Tito sono comunemente chiamate,
a partire dal XVIII sec., “lettere pastorali”: esse trattano infatti
della scelta dei ministri, dei loro compiti e doveri, delle virtù
che devono praticare; insomma, di problemi pastorali e di
organizzazione ecclesiale.
Al corpus paolino
fanno seguito le sette lettere chiamate “cattoliche”:
Giacomo, 1-2 Pietro, 1-2-3 Giovanni, Giuda. La loro
disposizione riflette probabilmente l’ordine in cui sono menzionati
i tre apostoli in Gal 2,9, con l’aggiunta dello scritto di
Giuda («fratello di Giacomo»: Gd 1). Già nel IV sec., come
testimonia Eusebio di Cesarea, questo gruppo di lettere era noto
sotto tale denominazione e furono intese in Oriente come lettere di
portata universale, destinate non a una Chiesa particolare, ma ai
cristiani in generale o a più comunità, mentre in Occidente questa
designazione divenne il segno dell’accettazione generale di cui esse
ormai stavano godendo. Per quanto riguarda le loro attribuzioni,
tuttavia, se i nomi di Giacomo, Pietro e Giuda compaiono all’inizio
dei rispettivi scritti, non è così per il nome Giovanni: la
1 Giovanni non porta alcun nome, mentre 2 e 3 Giovanni
recano come titolo «il Presbitero». Queste ultime due nominano anche
dei destinatari («alla Signora eletta da Dio e ai suoi figli»: 2Gv
1; «al carissimo Gaio»: 3Gv 1) e si presentano nella forma di
autentiche lettere. La 1 Giovanni non nomina i
destinatari e manca degli elementi tipici di una lettera: l’unico
tratto epistolare può essere il ripetuto uso del “voi”. Ampie e
generiche sono le espressioni che designano i destinatari in
Giacomo, 2 Pietro e Giuda. Solo
1 Pietro presenta un quadro regionale preciso delle
comunità a cui si rivolge lo scritto: sono cristiani della zona
centro-settentrionale dell’Asia Minore.
L’originalità delle
lettere del NT va colta alla luce di un confronto con le lettere del
mondo greco-romano e di quello giudaico, che ci hanno lasciato
numerose raccolte epistolari. A parte gli atti amministrativi, le
lettere del mondo antico sono indirizzate per lo più a singoli
individui. Conosciamo però lettere scritte da Epicuro a gruppi di
amici. In ambiente cristiano questo genere fu molto usato anche in
epoca sub-apostolica, come testimoniano la lettera di
Clemente di Roma ai Corinzi, le lettere di Ignazio
di Antiochia, lo Pseudo-Barnaba, la
lettera di Policarpo, il martirio di Policarpo.