I Contenuti
La lettera è costituita da una serie di
risposte a problemi della comunità di Corinto, sui quali Paolo era
stato informato a voce o per lettera, mentre si trovava a Èfeso
(vedi At 19,1-20,1). La lettera contiene, fra l'altro, il più antico
racconto della celebrazione dell'Eucaristia (11,23-25), una
testimonianza della prima catechesi cristiana sulle apparizioni del
Risorto (15,3-7) e, nell'inno alla carità, una delle pagine più
poetiche e spirituali della Bibbia (13,1-13). Alla base di ogni
affermazione sta il ruolo fondamentale e unico di Cristo, il Signore
crocifisso e risorto, sapienza di Dio. A lui ogni credente
appartiene mediante il battesimo, così da formare con lui un solo
corpo (6,15-20; 10,15-18; 12,1-31). Questa profonda visione di fede
dà alla lettera, nonostante la varietà degli argomenti,
un'indiscutibile unità. Vengono trattati nell'ordine questi temi:
Indirizzo, saluto e ringraziamento(1,1-9)
Divisioni nella
comunità (1,10-4,21)
Scandali e liti (5,1-6,20)
Matrimonio e
verginità (7,1-40)
Culto pagano e culto cristiano (8,1-11,34)
Il valore dei carismi (12,1-14,40)
Risurrezione dei morti
(15,1-58)
Una colletta, prossima venuta di Paolo, raccomandazioni
e saluti (16,1-24).
Le caratteristiche
Fra le lettere
di Paolo la prima ai Corinzi è la più aderente alla situazione dei
destinatari. Costruita attorno a problemi comunitari, diversi e
distribuiti senza un qualche ordine, essa ci offre un quadro
significativo della vita di quella comunità e dei rapporti di Paolo
con i suoi discepoli. Parole di affetto paterno (4,15) s'intrecciano
a rimproveri severi, dai toni polemici fino al sarcasmo (4,8-13;
4,21; 5,3-5).
L'origine
La lettera fu scritta da
Paolo mentre si trovava ad Èfeso, sul finire del suo soggiorno in
quella città (16,5-9), verso gli anni 55-56. Corinto era città
cosmopolita, capitale della provincia romana dell'Acaia e grande
centro commerciale, famosa per il tempio di Afrodite e per la
proverbiale corruzione. I destinatari della lettera erano passati
dal paganesimo alla fede in Cristo quattro o cinque anni prima,
grazie alla predicazione di Paolo (At 18,1-18). Con essi l'apostolo
aveva frequenti rapporti attraverso lettere o persone (1,11; 4,17;
5,1; 11,18). La Chiesa di Corinto era composta per lo più di gente
povera, di scarso peso sociale, che oscillava tra una tolleranza
scandalosa (5,2) e un ascetismo eccessivo (7,1-6).
1Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, 2alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: 3grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
4Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, 5perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. 6La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente 7che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. 8Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. 9Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!
10Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 11Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. 12Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo».
13È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? 14Ringrazio Dio di non avere battezzato nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, 15perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. 16Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefanàs, ma degli altri non so se io abbia battezzato qualcuno. 17Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
18La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. 19Sta scritto infatti:
Distruggerò la sapienza dei sapienti
e annullerò l’intelligenza degli intelligenti.
20Dov’è il sapiente? Dov’è il dotto? Dov’è il sottile ragionatore di questo mondo? Dio non ha forse dimostrato stolta la sapienza del mondo? 21Poiché infatti, nel disegno sapiente di Dio, il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. 22Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, 23noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; 24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. 25Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
26Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. 27Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; 28quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, 29perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio. 30Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, 31perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.
"NOTE" Capitolo 01 INDIRIZZO, SALUTO E RINGRAZIAMENTO (1,1-9) 1,2 La "santificazione" è la consacrazione a Dio mediante l'inserimento battesimale dei credenti in Cristo. Essa comporta l'impegno a vivere in uno stile di vita corrispondente. 1,6 La testimonianza di Cristo è l’annuncio del Vangelo. 1,7 La manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo coincide con il giorno del Signore (1,8), cioè con la sua venuta gloriosa alla fine dei tempi (Fil 3,20; Tt 2,13). DIVISIONI NELLA COMUNITÀ (1,10-4,21) 1,10-17 Discordie fra i credenti 1,11 Cloe: probabilmente donna facoltosa, nota ai cristiani di Corinto, ma di cui si conosce solo il nome. 1,12 Sulla venuta di Apollo a Corinto vedi At 18,24-28. Cefa è Pietro (Gal 1,18; 2,7-9), conosciuto a Corinto come apostolo e rappresentante del gruppo dei Dodici (1Cor 9,5; 15,5). 1,14 Di un certo Crispo, capo della sinagoga, si parla in At 18,8. Gaio è menzionato in Rm 16,23, dove è presentato come colui che ospita Paolo e tutta la comunità. 1,16 Stefanàs: è il responsabile della Chiesa di Corinto che ha raggiunto, assieme ad altri collaboratori, Paolo a Èfeso (16,15-17). 1,17 Paolo precisa che il suo compito di apostolo di Cristo consiste nell’annuncio del Vangelo. E il contenuto del Vangelo è Cristo crocifisso. Tale annuncio non deve essere reso inefficace mediante abbellimenti ispirati alla sapienza umana. 1,18-31 La sapienza di questo mondo e la sapienza di Dio 1,19 Citazione di Is 29,14 (LXX). Essa conferma la radicale incompatibilità tra la sapienza del mondo e quella di Dio. 1,22 I Giudei attendono un messia operatore di prodigi (vedi, ad es., Mt 12,38; Gv 4,48); i Greci si appassionano per le discussioni filosofiche (At 17,17-21). 1,31 Citazione adattata di Ger 9,22-23.
1Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. 2Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. 3Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. 4La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, 5perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio.
6Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. 7Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. 8Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9Ma, come sta scritto:
Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono in cuore di uomo,
Dio le ha preparate per coloro che lo amano.
10Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. 11Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. 12Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato. 13Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. 14Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito. 15L’uomo mosso dallo Spirito, invece, giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno. 16Infatti chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo consigliare? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo.
"NOTE" Capitolo 02 2,1-5 L’annuncio di Cristo crocifisso 2,6-16 La vera sapienza 2,6 perfetti: cristiani maturi nella fede. 2,7 sapienza di Dio, che è nel mistero: il piano della salvezza di Dio, un tempo nascosto, ma ora rivelato in Gesù Cristo (Rm 16,25-26; Ef 1,9; Col 1,26). 2,8 I dominatori di questo mondo sono quelle potenze spirituali che operano anche attraverso le personalità storiche, le quali non hanno riconosciuto la rivelazione della sapienza di Dio in Gesù Cristo. 2,9 Questa citazione composita, senza corrispondenze precise nella Bibbia, trova qualche risonanza in Is 52,15; 64,3. 2,15 L’uomo mosso dallo Spirito: colui che mediante lo Spirito è in grado di comprendere i doni di Dio e di parlarne in modo adatto. 2,16 Nell’applicazione che Paolo fa del testo di Isaia (Is 40,13, LXX), il pensiero del Signore coincide con il pensiero di Cristo.
1Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a esseri spirituali, ma carnali, come a neonati in Cristo. 2Vi ho dato da bere latte, non cibo solido, perché non ne eravate ancora capaci. E neanche ora lo siete, 3perché siete ancora carnali. Dal momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera umana?
4Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? 5Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. 6Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. 7Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. 8Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. 9Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio.
10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, 13l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. 14Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. 15Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.
18Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, 19perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia. 20E ancora: Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani.
21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
"NOTE" Capitolo 03 3,1-17 Era Dio che faceva crescere 3,2 Il latte indica l’insegnamento cristiano elementare (vedi Eb 5,11-12; 1Pt 2,2). 3,9 La fede cristiana matura è incompatibile con le divisioni nella comunità. I predicatori del Vangelo sono soltanto servi e collaboratori di Dio, per predisporre il terreno dove egli fa crescere la pianta della fede. I credenti sono il campo e l'edificio di Dio. 3,13 quel giorno: è il momento della manifestazione di Cristo, presentata con le immagini del linguaggio apocalittico (vedi 1,8-9). 3,16 La comunità dei credenti non è solo il campo e l’edificio di Dio, ma anche il tempio di Dio, perché vi abita il suo Spirito (6,19). 3,18-23 Dio fa cadere i sapienti 3,19-20 Citazione di Gb 5,13 e Sal 94,11.
1Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, 4perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.
6Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. 7Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?
8Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, 12ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
14Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. 16Vi prego, dunque: diventate miei imitatori! 17Per questo vi ho mandato Timòteo, che è mio figlio carissimo e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria il mio modo di vivere in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa.
18Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d’orgoglio. 19Ma da voi verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare. 20Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza. 21Che cosa volete? Debbo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d’animo?
"NOTE" Capitolo 04 4,1-13 Gli apostoli sono servi di Cristo 4,6 Queste cose: si riferisce a quanto Paolo ha scritto in 3,4-9. L’invito a stare a ciò che è scritto probabilmente è un’espressione proverbiale che equivale a “non esagerare”. 4,8 Paolo interpella i cristiani di Corinto, ironizzando sulla loro autosufficienza spirituale. 4,14-21 Esortazioni e avvertimenti
1Si sente dovunque parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. 2E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti in modo che venga escluso di mezzo a voi colui che ha compiuto un’azione simile! 3Ebbene, io, assente con il corpo ma presente con lo spirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha compiuto tale azione. 4Nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati voi e il mio spirito insieme alla potenza del Signore nostro Gesù, 5questo individuo venga consegnato a Satana a rovina della carne, affinché lo spirito possa essere salvato nel giorno del Signore.
6Non è bello che voi vi vantiate. Non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? 7Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 8Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.
9Vi ho scritto nella lettera di non mescolarvi con chi vive nell’immoralità. 10Non mi riferivo però agli immorali di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! 11Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello ed è immorale o avaro o idolatra o maldicente o ubriacone o ladro: con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. 12Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? 13Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!
"NOTE" Capitolo 05 SCANDALI E LITI (5,1-6,20) 5,1-5 Un caso grave di immoralità 5,1 Il primo caso di grave immoralità riguarda probabilmente la convivenza di un cristiano con la matrigna, dopo la morte del padre. Questa forma di convivenza incestuosa è condannata da Lv 18,8 e anche dalla legge romana. 5,5 L’esclusione dalla comunità cristiana è per la salvezza finale del peccatore; è questo lo scopo di ogni intervento di Dio (11,32). 5,6-13 Evitare i cattivi esempi 5,7-8 Prima della celebrazione della Pasqua gli Ebrei fanno sparire ogni traccia di pane fermentato e durante le festività pasquali mangiano soltanto pane àzzimo. Cristo è il nostro agnello pasquale, immolato per la nostra salvezza (1Pt 1,19). 5,9 La lettera, di cui si parla, è andata perduta. 5,13 La citazione di Dt 13,6 serve a motivare l’esclusione di un membro indegno dalla comunità cristiana.
1Quando uno di voi è in lite con un altro, osa forse appellarsi al giudizio degli ingiusti anziché dei santi? 2Non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se siete voi a giudicare il mondo, siete forse indegni di giudizi di minore importanza? 3Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
4Se dunque siete in lite per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente che non ha autorità nella Chiesa? 5Lo dico per vostra vergogna! Sicché non vi sarebbe nessuna persona saggia tra voi, che possa fare da arbitro tra fratello e fratello? 6Anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello, e per di più davanti a non credenti! 7È già per voi una sconfitta avere liti tra voi! Perché non subire piuttosto ingiustizie? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? 8Siete voi invece che commettete ingiustizie e rubate, e questo con i fratelli! 9Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adùlteri, né depravati, né sodomiti, 10né ladri, né avari, né ubriaconi, né calunniatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. 11E tali eravate alcuni di voi! Ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio.
12«Tutto mi è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla. 13«I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Dio però distruggerà questo e quelli. Il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. 14Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
15Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! 16Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due – è detto – diventeranno una sola carne. 17Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. 18State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. 19Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. 20Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!
"NOTE" Capitolo 06 6,1-11 La giustizia dei tribunali pagani 6,1 Il secondo caso di disordine nella comunità corinzia riguarda la questione dei processi. I cristiani ricorrono ai tribunali pagani, per regolare le loro controversie in materia di giustizia. Paolo li invita a risolvere le liti mediante il ricorso a un arbitrato all’interno della comunità. 6,2 i santi: i cristiani associati a Cristo, protagonista del giudizio di Dio (Mt 19,28). 6,3 Gli angeli, di cui si parla, sono quelli decaduti (Gd 5-6; 2Pt 2,4). 6,9-10 Paolo riporta nelle sue lettere elenchi di vizi, ispirati alla precettistica popolare di tipo filosofico (Rm 1,28-31; 2Cor 12,20; Gal 5,19-21; Ef 5,3-5; Col 3,5; 1Tm 1,9-10). 6,12-20 Glorificate Dio nel vostro corpo! 6,12 Alcuni Corinzi si appellano alla libertà cristiana proclamata da Paolo per giustificare il loro comportamento libertino in materia sessuale. Il dibattito iniziale fa leva su una frase di Paolo, di cui abusano alcuni cristiani di Corinto (vedi anche 10,23). 6,16 Citazione di Gen 2,24. 6,20 Il caro prezzo del riscatto, prova di autentica liberazione, è la morte di Gesù Cristo (1Pt 1,18-19).
1Riguardo a ciò che mi avete scritto, è cosa buona per l’uomo non toccare donna, 2ma, a motivo dei casi di immoralità, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
3Il marito dia alla moglie ciò che le è dovuto; ugualmente anche la moglie al marito. 4La moglie non è padrona del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è padrone del proprio corpo, ma lo è la moglie. 5Non rifiutatevi l’un l’altro, se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera. Poi tornate insieme, perché Satana non vi tenti mediante la vostra incontinenza. 6Questo lo dico per condiscendenza, non per comando. 7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno riceve da Dio il proprio dono, chi in un modo, chi in un altro.
8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; 9ma se non sanno dominarsi, si sposino: è meglio sposarsi che bruciare.
10Agli sposati ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito – 11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito – e il marito non ripudi la moglie.
12Agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha la moglie non credente e questa acconsente a rimanere con lui, non la ripudi; 13e una donna che abbia il marito non credente, se questi acconsente a rimanere con lei, non lo ripudi. 14Il marito non credente, infatti, viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, ora invece sono santi. 15Ma se il non credente vuole separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a schiavitù: Dio vi ha chiamati a stare in pace! 16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
17Fuori di questi casi, ciascuno – come il Signore gli ha assegnato – continui a vivere come era quando Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le Chiese. 18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era circonciso? Non si faccia circoncidere! 19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l’osservanza dei comandamenti di Dio. 20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. 21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; anche se puoi diventare libero, approfitta piuttosto della tua condizione! 22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore è un uomo libero, a servizio del Signore! Allo stesso modo chi è stato chiamato da libero è schiavo di Cristo. 23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! 24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
25Riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. 26Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti difficoltà, rimanere così com’è. 27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. 28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele.
29Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; 30quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; 31quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! 32Io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; 33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, 34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito. 35Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.
36Se però qualcuno ritiene di non comportarsi in modo conveniente verso la sua vergine, qualora essa abbia passato il fiore dell’età – e conviene che accada così – faccia ciò che vuole: non pecca; si sposino pure! 37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo – pur non avendo nessuna necessità, ma essendo arbitro della propria volontà – chi, dunque, ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene. 38In conclusione, colui che dà in sposa la sua vergine fa bene, e chi non la dà in sposa fa meglio.
39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore. 40Ma se rimane così com’è, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch’io lo Spirito di Dio.
"NOTE" Capitolo 07 MATRIMONIO E VERGINITÀ (7,1-40) 7,1-9 La vita matrimoniale 7,1 Nella comunità cristiana di Corinto vi sono alcuni rigoristi che ritengono disdicevole per i battezzati la vita matrimoniale. Rispondendo a un loro quesito (è cosa buona per l’uomo non toccare donna), Paolo precisa che gli sposi hanno il dovere reciproco di vivere i rapporti di coppia (vv. 2-7). 7,7 come me: cioè celibi. 7,10-16 Divorzio e matrimoni misti 7,10-11 Il caso del divorzio viene risolto con il riferimento a una parola di Gesù, conservata con fedeltà nella prima Chiesa (Mc 10,1-12 e paralleli). 7,12-16 Paolo affronta poi il caso dei matrimoni misti, cioè tra un credente e un pagano, appellandosi alla sua autorità di apostolo. Il coniuge non credente, grazie al coniuge cristiano, partecipa alla santità della Chiesa. Lo conferma il fatto che i figli di questo matrimonio sono santi (v. 14), appartengono cioè al popolo di Dio. In ogni caso egli rivendica per la parte credente il diritto a vivere la propria fede nella libertà e nella pace. Sulle affermazioni del v. 15 si fonda il cosiddetto “privilegio paolino”, che autorizza lo scioglimento del matrimonio quando il coniuge non cristiano non consente all’altro di vivere la propria fede e non c’è speranza per la sua conversione. 7,17-24 Rimanere nella propria condizione 7,19 Il criterio fondamentale anche per la scelta dello stato di vita è l’osservanza dei comandamenti, cioè l’attuazione della volontà di Dio (Gal 5,6; Rm 2,25-29). In tale ottica, l’apostolo invita ognuno a rimanere nella propria condizione di vita. 7,21 L’apostolo non si preoccupa di abolire la schiavitù. La fede cristiana ne elimina le radici trasformando interiormente gli esseri umani (vedi Fm 16). 7,25-35 Il tempo si è fatto breve 7,25-35 Paolo dà le ragioni spirituali e i consigli pratici per la scelta della verginità e del matrimonio. Il celibato cristiano si colloca nell’orizzonte dell’ultima fase della storia di salvezza, inaugurata dalla risurrezione di Cristo, che relativizza ogni condizione di vita. 7,26 Le presenti difficoltà sono da identificare forse con la situazione di crisi del tempo finale. 7,28 tribolazioni nella loro vita: le preoccupazioni proprie della vita matrimoniale (7,32-34). 7,36-38 Richiami ai genitori 7,36-38 L’apostolo richiama un caso di astensione dal matrimonio poco chiaro: secondo un’interpretazione tradizionale, si tratterebbe di un padre che rimanda le nozze della figlia. 7,39-40 Consigli alle vedove
1Riguardo alle carni sacrificate agli idoli, so che tutti ne abbiamo conoscenza. Ma la conoscenza riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica. 2Se qualcuno crede di conoscere qualcosa, non ha ancora imparato come bisogna conoscere. 3Chi invece ama Dio, è da lui conosciuto. 4Riguardo dunque al mangiare le carni sacrificate agli idoli, noi sappiamo che non esiste al mondo alcun idolo e che non c’è alcun dio, se non uno solo. 5In realtà, anche se vi sono cosiddetti dèi sia nel cielo che sulla terra – e difatti ci sono molti dèi e molti signori –,
6per noi c’è un solo Dio, il Padre,
dal quale tutto proviene e noi siamo per lui;
e un solo Signore, Gesù Cristo,
in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui.
7Ma non tutti hanno la conoscenza; alcuni, fino ad ora abituati agli idoli, mangiano le carni come se fossero sacrificate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata. 8Non sarà certo un alimento ad avvicinarci a Dio: se non ne mangiamo, non veniamo a mancare di qualcosa; se ne mangiamo, non ne abbiamo un vantaggio. 9Badate però che questa vostra libertà non divenga occasione di caduta per i deboli. 10Se uno infatti vede te, che hai la conoscenza, stare a tavola in un tempio di idoli, la coscienza di quest’uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni sacrificate agli idoli? 11Ed ecco, per la tua conoscenza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! 12Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. 13Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello.
"NOTE" Capitolo 08 CULTO PAGANO E CULTO CRISTIANO (8,1-11,34) 8,1-13 Le carni sacrificate agli idoli 8,1-13 Paolo affronta un primo problema sul quale i cristiani di Corinto sono divisi. Delle carni di animali offerti in sacrificio agli dèi, parte viene consumata nei banchetti sacri presso il tempio e parte è venduta al mercato. È lecito a un cristiano partecipare a questi banchetti sacri presso il tempio o mangiare privatamente la carne dei sacrifici? L’apostolo condanna nettamente la partecipazione ai banchetti nel tempio pagano (10,14-22); invece, riguardo alle carni offerte agli idoli e poi vendute al mercato, egli afferma che gli idoli non sono nulla, quindi le carni dei sacrifici non sono sacre. Ma per risolvere le tensioni nella comunità, egli richiama il principio della carità. Il cristiano che si sente più sicuro e libero deve evitare di dare scandalo al fratello più debole.
1Non sono forse libero, io? Non sono forse un apostolo? Non ho veduto Gesù, Signore nostro? E non siete voi la mia opera nel Signore? 2Anche se non sono apostolo per altri, almeno per voi lo sono; voi siete nel Signore il sigillo del mio apostolato. 3La mia difesa contro quelli che mi accusano è questa: 4non abbiamo forse il diritto di mangiare e di bere? 5Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? 6Oppure soltanto io e Bàrnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?
7E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? Chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge? 8Io non dico questo da un punto di vista umano; è la Legge che dice così. 9Nella legge di Mosè infatti sta scritto: Non metterai la museruola al bue che trebbia. Forse Dio si prende cura dei buoi? 10Oppure lo dice proprio per noi? Certamente fu scritto per noi. Poiché colui che ara, deve arare sperando, e colui che trebbia, trebbiare nella speranza di avere la sua parte. 11Se noi abbiamo seminato in voi beni spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali? 12Se altri hanno tale diritto su di voi, noi non l’abbiamo di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non mettere ostacoli al vangelo di Cristo. 13Non sapete che quelli che celebrano il culto, dal culto traggono il vitto, e quelli che servono all’altare, dall’altare ricevono la loro parte? 14Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo.
15Io invece non mi sono avvalso di alcuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché si faccia in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto!16Infatti annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! 17Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. 18Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
19Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: 20mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge – pur non essendo io sotto la Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. 21Per coloro che non hanno Legge – pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo – mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. 22Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. 23Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.
24Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! 25Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. 26Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; 27anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
"NOTE" Capitolo 09 9,1-23 Paolo apostolo: suoi diritti e doveri 9,5 Non abbiamo il diritto …?: Paolo sembra dire che egli potrebbe avere con sé una sposa cristiana ma vi rinuncia. Altri vedono nella donna credente una compagna e collaboratrice dell’apostolo, senza vincoli matrimoniali. Al gruppo dei fratelli del Signore appartiene Giacomo (Gal 1,19; At 1,14). 9,9 Citazione di Dt 25,4. 9,12 Paolo ha scelto di lavorare con le proprie mani per mantenersi (vedi 4,12; At 18,3; 20,34-35). 9,21 coloro che non hanno Legge: i pagani. 9,24-27 Come nelle gare sportive 9,24 La città di Corinto era famosa per i giochi Istmici che si svolgevano ogni due anni.
1Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, 2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, 3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, 4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. 5Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
6Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. 7Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. 8Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. 9Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. 10Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. 11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. 12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. 13Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere.
14Perciò, miei cari, state lontani dall’idolatria. 15Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: 16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? 17Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. 18Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? 19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? 20No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; 21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?
23«Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto giova. «Tutto è lecito!». Sì, ma non tutto edifica. 24Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri. 25Tutto ciò che è in vendita sul mercato mangiatelo pure, senza indagare per motivo di coscienza, 26perché del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene.
27Se un non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza. 28Ma se qualcuno vi dicesse: «È carne immolata in sacrificio», non mangiatela, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza; 29della coscienza, dico, non tua, ma dell’altro. Per quale motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe essere sottoposta al giudizio della coscienza altrui? 30Se io partecipo alla mensa rendendo grazie, perché dovrei essere rimproverato per ciò di cui rendo grazie?
31Dunque, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. 32Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; 33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
"NOTE" Capitolo 10 10,1-22 Considerando l’esempio di Israele 10,1 La nube (vv. 1-2) è il segno della presenza e della protezione divina (Es 13,21; 14,20). 10,2 Il passaggio del Mar Rosso è figura del battesimo. Gli Ebrei furono battezzati in rapporto a Mosè, come i cristiani in rapporto a Cristo. 10,3-4 La manna e l’acqua dalla roccia sono detti “spirituali” perché anticipazioni profetiche dell’eucaristia (Es 16,4-35; 17,5-6; Nm 20,7-11). Secondo la tradizione ebraica, la roccia dalla quale scaturisce l’acqua segue gli Ebrei nel deserto. Cristo risorto è ora la roccia, cioè la fonte dello Spirito che disseta i battezzati (vedi 12,13). 10,7 Sono ricordati alcuni episodi del cammino d’Israele nel deserto, dove si manifestò la sua infedeltà al Signore, con le relative conseguenze. La citazione è di Es 32,6. 10,10 Lo sterminatore è un angelo (Es 12,21-28). 10,11 La fine dei tempi è il compimento della storia di salvezza inaugurata dalla risurrezione di Cristo. 10,14 Paolo riprende il tema della partecipazione dei cristiani ai banchetti sacri. Non sono compatibili la comunione con il Signore, per mezzo della mensa eucaristica, e la comunione con i demòni che si ha nei sacrifici dei pagani. 10,23-33 Tutto e solo a gloria di Dio 10,25-26 È lecito mangiare la carne comprata al mercato, senza preoccuparsi della sua provenienza, perché ogni cosa appartiene al Signore e a lui solo si deve rendere gloria (al v. 26 si cita il Sal 24,1). 10,27-30 Si ipotizza un caso concreto. Durante un pasto in una casa privata, qualcuno fa rilevare che si tratta di carne immolata. Allora è bene astenersene, per evitare lo scandalo e per rispetto verso la coscienza del fratello.
1Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
2Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. 3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. 4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. 5Ma ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto, manca di riguardo al proprio capo, perché è come se fosse rasata. 6Se dunque una donna non vuole coprirsi, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7L’uomo non deve coprirsi il capo, perché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. 8E infatti non è l’uomo che deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; 9né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. 10Per questo la donna deve avere sul capo un segno di autorità a motivo degli angeli. 11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è senza la donna. 12Come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. 13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna preghi Dio col capo scoperto? 14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, 15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La lunga capigliatura le è stata data a modo di velo. 16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
17Mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi, perché vi riunite insieme non per il meglio, ma per il peggio. 18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo. 19È necessario infatti che sorgano fazioni tra voi, perché in mezzo a voi si manifestino quelli che hanno superato la prova. 20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. 21Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco. 22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla Chiesa di Dio e umiliare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. 27Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore. 28Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; 29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. 30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti. 31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati; 32quando poi siamo giudicati dal Signore, siamo da lui ammoniti per non essere condannati insieme con il mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri. 34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
"NOTE" Capitolo 11 11,1-16 Contegno dell’uomo e della donna 11,2 Con l’annuncio del Vangelo, Paolo ha consegnato anche delle tradizioni che riguardano il comportamento e la disciplina comunitaria (4,17). 11,5 Il velo sul capo della donna era un segno convenzionale del suo ruolo sociale. Nell’ambiente greco-romano, solo le schiave e le donne di facili costumi andavano a capo scoperto. Il termine “profetizzare” si riferisce a un discorso edificante sotto l’ispirazione dello Spirito (vedi 14,3). 11,10 un segno di autorità: letteralmente “un’autorità”. Gli angeli sono invisibilmente presenti nelle assemblee liturgiche. 11,13-15 La convenienza dell’uso del velo per le donne viene confermata con un riferimento alle costumanze e alle opinioni del tempo. 11,17-34 Come celebrare la cena del Signore 11,20-21 A Corinto la celebrazione eucaristica è preceduta da un pasto in comune, nel quale però si verificano alcuni abusi. 11,23-25 Al momento dell’annuncio del Vangelo a Corinto, venti anni circa dopo la morte di Gesù, il racconto tradizionale dell’istituzione dell’eucaristia ha già una forma fissa. È la stessa che si trova anche nei vangeli sinottici (Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,14-20).
1Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza. 2Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli muti. 3Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
4Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; 5vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; 6vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: 8a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; 9a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; 10a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. 11Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
12Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. 13Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
14E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. 15Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. 16E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. 17Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? 18Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. 19Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? 20Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. 21Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». 22Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; 23e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, 24mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, 25perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. 26Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
27Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. 28Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. 29Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? 30Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? 31Desiderate invece intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
"NOTE" Capitolo 12 IL VALORE DEI CARISMI (12,1-14,40) 12,1-11 I doni dello Spirito Santo 12,1 Nella chiesa di Corinto i cristiani sono favoriti di particolari doni dello Spirito Santo, chiamati carismi. 12,8-10 Dalle varie liste di carismi e ministeri, riferite nell’epistolario paolino, non è facile risalire alle caratteristiche di ciascuno (vedi Rm 12,6-8; Ef 4,11). Il linguaggio di sapienza e di conoscenza riguarda una particolare attitudine e capacità di penetrazione e comunicazione dell’esperienza cristiana. La fede è la ferma fiducia nell’azione di Dio che compie prodigi (vedi 13,2). Il dono della profezia è relativo a un discorso di esortazione, di edificazione e di conforto (vedi 14,3). Il dono di discernere gli spiriti consente di riconoscere la vera origine e natura dei carismi; la varietà delle lingue è un linguaggio estatico (vedi 14,2), comprensibile solo grazie al dono della interpretazione (vedi 14,13). 12,12-26 Paragone con il corpo 12,12-13 L’insegnamento di Paolo sulla Chiesa come corpo di Cristo è uno dei pilastri della sua ecclesiologia. Egli parte dall’esperienza del battesimo per dire che i cristiani sono membra di un unico corpo e ricevono i doni dall’unico Spirito. Perciò tutti i carismi, anche i più umili, sono essenziali alla vitalità del corpo di Cristo. In questa nuova prospettiva, l’apostolo rilegge l’apologo classico del corpo e delle membra (vv. 14-26). 12,27-31 A ciascuno il suo dono 12,27-31 Paolo ricorda che Dio ha stabilito nella comunità cristiana tre ministeri fondamentali per la sua nascita e crescita: apostoli, profeti, maestri (v. 28). Ma ognuno ha il suo dono per l’edificazione di tutti.
1Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
12Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
"NOTE" Capitolo 13 13,1-13 Più grande è la carità 13,1-13 In un impeto lirico, la parola dell’apostolo assume le movenze poetiche di un inno all’amore. Esso si apre con il confronto tra la carità e i carismi, passa quindi in rassegna i tratti distintivi della carità vera e si chiude con la prospettiva escatologica. In conclusione, rimane solo la carità, come realtà che non avrà mai fine. 13,3 La carità non si identifica con la donazione dei beni o di se stessi. 13,4-7 La carità anima tutta l’esistenza. Essa sta alla radice della fede e della speranza. 13,8-12 La carità anticipa nel tempo la piena e definitiva comunione con Dio. Essa, perciò, rimane per sempre. 13,13 fede, speranza e carità: sono le tre virtù che usiamo chiamare teologali; su di esse si fonda tutta l’esistenza cristiana (1Ts 1,3).
1Aspirate alla carità. Desiderate intensamente i doni dello Spirito, soprattutto la profezia. 2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini ma a Dio poiché, mentre dice per ispirazione cose misteriose, nessuno comprende. 3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. 4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l’assemblea. 5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia. In realtà colui che profetizza è più grande di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che le interpreti, perché l’assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue. In che cosa potrei esservi utile, se non vi comunicassi una rivelazione o una conoscenza o una profezia o un insegnamento? 7Ad esempio: se gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra, non producono i suoni distintamente, in che modo si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? 8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà alla battaglia? 9Così anche voi, se non pronunciate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlereste al vento! 10Chissà quante varietà di lingue vi sono nel mondo e nulla è senza un proprio linguaggio. 11Ma se non ne conosco il senso, per colui che mi parla sono uno straniero, e chi mi parla è uno straniero per me.
12Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l’edificazione della comunità. 13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di saperle interpretare. 14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. 15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l’intelligenza. 16Altrimenti, se tu dai lode a Dio soltanto con lo spirito, in che modo colui che sta fra i non iniziati potrebbe dire l’Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? 17Tu, certo, fai un bel ringraziamento, ma l’altro non viene edificato. 18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue più di tutti voi; 19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi. Quanto a malizia, siate bambini, ma quanto a giudizi, comportatevi da uomini maturi. 21Sta scritto nella Legge:
In altre lingue e con labbra di stranieri
parlerò a questo popolo,
ma neanche così mi ascolteranno,
dice il Signore. 22Quindi le lingue non sono un segno per quelli che credono, ma per quelli che non credono, mentre la profezia non è per quelli che non credono, ma per quelli che credono. 23Quando si raduna tutta la comunità nello stesso luogo, se tutti parlano con il dono delle lingue e sopraggiunge qualche non iniziato o non credente, non dirà forse che siete pazzi? 24Se invece tutti profetizzano e sopraggiunge qualche non credente o non iniziato, verrà da tutti convinto del suo errore e da tutti giudicato, 25i segreti del suo cuore saranno manifestati e così, prostrandosi a terra, adorerà Dio, proclamando: Dio è veramente fra voi!
26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate, uno ha un salmo, un altro ha un insegnamento; uno ha una rivelazione, uno ha il dono delle lingue, un altro ha quello di interpretarle: tutto avvenga per l’edificazione. 27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due, o al massimo in tre, a parlare, uno alla volta, e vi sia uno che faccia da interprete. 28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di loro taccia nell’assemblea e parli solo a se stesso e a Dio. 29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino. 30Ma se poi uno dei presenti riceve una rivelazione, il primo taccia: 31uno alla volta, infatti, potete tutti profetare, perché tutti possano imparare ed essere esortati. 32Le ispirazioni dei profeti sono sottomesse ai profeti, 33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
Come in tutte le comunità dei santi, 34le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. 35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Da voi, forse, è partita la parola di Dio? O è giunta soltanto a voi? 37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto vi scrivo è comando del Signore. 38Se qualcuno non lo riconosce, neppure lui viene riconosciuto. 39Dunque, fratelli miei, desiderate intensamente la profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo. 40Tutto però avvenga decorosamente e con ordine.
"NOTE" Capitolo 14 14,1-5 Parlare con il dono delle lingue 14,1-5 Paolo raccomanda il dono della profezia in cui si fa un discorso comprensibile a tutti, per il conforto e la crescita della comunità. Anche il dono delle lingue può essere raccomandato, ma solo se c’è uno che le interpreti. 14,6-25 Per l’edificazione della comunità 14,16 colui che sta fra i non iniziati: non ancora introdotto all’esperienza carismatica. 14,21 Citazione adattata di Is 28,11-12; vedi anche Dt 28,49. 14,22 Il carisma delle lingue è un segno per i non credenti, a ragione del suo aspetto prodigioso. 14,25 Vedi Is 45,14; Zc 8,23. 14,26-40 Norme per le assemblee 14,26 Il salmo è una preghiera che viene fatta sotto l’impulso dello Spirito. 14,34 Il riferimento alla Legge potrebbe alludere alla sottomissione della donna di cui si parla in Gen 3,16. La prescrizione di Paolo circa il silenzio e la sottomissione delle donne nelle assemblee cristiane va posta in relazione con il criterio dell’ordine e della pace, per cui anche i profeti devono tacere e stare sottomessi agli altri profeti (14,30.32). 14,38 neppure lui viene riconosciuto: Dio non lo riconosce come suo portavoce.
1Vi proclamo poi, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi 2e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
3A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che 4fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture
5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. 9Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. 10Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. 11Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? 13Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! 14Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. 22Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. 23Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. 24Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. 25È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. 26L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, 27perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? 30E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? 31Ogni giorno io vado incontro alla morte, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore! 32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. 33Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». 34Tornate in voi stessi, come è giusto, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35Ma qualcuno dirà: «Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno?». 36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. 37Quanto a ciò che semini, non semini il corpo che nascerà, ma un semplice chicco di grano o di altro genere. 38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. 39Non tutti i corpi sono uguali: altro è quello degli uomini e altro quello degli animali; altro quello degli uccelli e altro quello dei pesci. 40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, altro quello dei corpi terrestri. 41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle. Ogni stella infatti differisce da un’altra nello splendore. 42Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; 43è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; 44è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale.
Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto infatti che 45il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. 48Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti. 49E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. 50Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.
51Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. 53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. 54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata inghiottita nella vittoria.
55Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?
56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. 57Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! 58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
"NOTE" Capitolo 15 RISURREZIONE DEI MORTI (15,1-58) 15,1-58 Sotto l’influsso della mentalità greca, che privilegia l’immortalità dello spirito o dell’anima, alcuni cristiani di Corinto ritengono che non ci sia risurrezione dei morti, ma esista solo una risurrezione spirituale. Paolo afferma, in modo chiaro e deciso, la risurrezione dei morti: tutto l’uomo redento, anche con il suo corpo, entra nella gloria della risurrezione, anche se la forma dell’esistenza sarà del tutto diversa dall’attuale. 15,1-11 Cristo morto e risorto: messaggio di salvezza 15,5 L’apparizione a Cefa, cioè a Simon Pietro, è attestata da Lc 24,34. 15,6 I vangeli non riferiscono questa spettacolare apparizione a un gruppo di cinquecento fratelli. 15,8 Paolo si considera un aborto a motivo della sua chiamata a essere apostolo dopo aver perseguitato la Chiesa di Dio. 15,12-19 La risurrezione di Cristo 15,14 La risurrezione di Cristo, come evento storico e mistero, è il fondamento della predicazione cristiana e la garanzia della sua efficacia per la salvezza (15,1-2; Rm 1,4; 1Ts 1,10). 15,20-34 La nostra risurrezione 15,20 La primizia è la parte della messe offerta a Dio, che rappresenta la consacrazione di tutto il raccolto (Es 22,28). 15,24 ogni Principato e ogni Potenza e Forza: potenze ostili al regno di Dio e associate alla morte. 15,25 Si rimanda a Sal 110,1 che parla della vittoria del messia. 15,27 Sono riprese alcune espressioni di Sal 8,7, riferite alla signoria del Figlio dell’uomo. 15,29 Paolo si riferisce a una pratica della comunità di Corinto, dove, in caso di morte di un catecumeno senza battesimo, qualcuno sembra che si facesse battezzare per lui. 15,32 La lotta contro le belve a Èfeso va intesa in senso metaforico e potrebbe alludere a quanto si racconta in At 19,23-41. La citazione è di Is 22,13. 15,33 Citazione di un verso di Menandro (IV-III sec. a.C.), dalla commedia Taide, forse divenuto detto popolare. 15,35-50 Come risorgono i morti 15,45 Paolo stabilisce un confronto tra Cristo e Adamo (vedi anche Rm 5,12-19). Il primo Adamo dà origine a una discendenza terrena e mortale; l’ultimo Adamo, cioè Cristo, è capostipite di una umanità celeste e immortale, perché egli è Spirito datore di vita. La citazione è di Gen 2,7. 15,51-58 Vittoria finale 15,51-52 Paolo dichiara che tutti, vivi e morti, devono essere trasformati per poter entrare nel regno di Dio (1Ts 4,15-17). 15,54-55 Citazione adattata di Is 25,8 e Os 13,14.
1Riguardo poi alla colletta in favore dei santi, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. 2Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte ciò che è riuscito a risparmiare, perché le collette non si facciano quando verrò. 3Quando arriverò, quelli che avrete scelto li manderò io con una mia lettera per portare il dono della vostra generosità a Gerusalemme. 4E se converrà che vada anch’io, essi verranno con me.
5Verrò da voi dopo aver attraversato la Macedonia, perché la Macedonia intendo solo attraversarla; 6ma forse mi fermerò da voi o anche passerò l’inverno, perché prepariate il necessario per dove andrò. 7Non voglio infatti vedervi solo di passaggio, ma spero di trascorrere un po’ di tempo con voi, se il Signore lo permetterà. 8Mi fermerò tuttavia a Èfeso fino a Pentecoste, 9perché mi si è aperta una porta grande e propizia e gli avversari sono molti. 10Se verrà Timòteo, fate che non si trovi in soggezione presso di voi: anche lui infatti lavora come me per l’opera del Signore. 11Nessuno dunque gli manchi di rispetto; al contrario, congedatelo in pace perché ritorni presso di me: io lo aspetto con i fratelli. 12Riguardo al fratello Apollo, l’ho pregato vivamente di venire da voi con i fratelli, ma non ha voluto assolutamente saperne di partire ora; verrà tuttavia quando ne avrà l’occasione.
13Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. 14Tutto si faccia tra voi nella carità. 15Una raccomandazione ancora, fratelli: conoscete la famiglia di Stefanàs. Furono i primi credenti dell’Acaia e hanno dedicato se stessi a servizio dei santi. 16Siate anche voi sottomessi verso costoro e verso quanti collaborano e si affaticano con loro. 17Io mi rallegro della visita di Stefanàs, di Fortunato e di Acàico, i quali hanno supplito alla vostra assenza: 18hanno allietato il mio spirito e allieteranno anche il vostro. Apprezzate persone come queste.
19Le Chiese dell’Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa. 20Vi salutano tutti i fratelli. Salutatevi a vicenda con il bacio santo.
21Il saluto è di mia mano, di Paolo. 22Se qualcuno non ama il Signore, sia anàtema! Maràna tha!
23La grazia del Signore Gesù sia con voi. 24Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!
"NOTE" Capitolo 16 UNA COLLETTA, PROSSIMA VENUTA DI PAOLO, RACCOMANDAZIONI E SALUTI (16,1-24) 16,1-4 Una colletta per i fratelli di Gerusalemme 16,1 Paolo ha promosso una colletta a favore dei fratelli della Chiesa di Gerusalemme. Ne parla più volte nelle sue lettere (Rm 15,25-28; Gal 2,10; 2Cor 8,1-9,15). 16,2 Il primo giorno della settimana è la domenica, giorno del Signore (At 20,7; Ap 1,10). 16,5-12 Prossima venuta di Paolo 16,13-24 Raccomandazioni e saluti 16,19 Asia: la provincia romana dell’Asia Minore. Per Aquila e Prisca vedi At 18,2.18. 16,22 Maràna tha: è un’acclamazione liturgica, in lingua aramaica, delle comunità cristiane palestinesi; significa “Vieni, o Signore” (Ap 22,20), oppure, con scrittura leggermente diversa, “Il Signore viene”.