I Contenuti
"Esodo" significa "uscita": s'intende
l'uscita degli Ebrei dall'Egitto verso la libertà, narrata nei primi
quindici capitoli di questo libro. In ebraico il libro è chiamato
Shemòt, "I nomi", da una delle prime parole. I discendenti di
Giacobbe scesi in Egitto sono diventati un popolo numeroso e per
questo vengono oppressi dal faraone. Il Signore li libera dalla
schiavitù (cc.1-15); li fa incamminare nel deserto verso la terra
promessa (cc.16-18); stringe con loro un'alleanza, subito infranta e
ristabilita (cc.19-24; 32-34); infine egli stesso viene a dimorare
in mezzo a loro nel santuario mobile (cc. 25-31; 35-40). Il libro
dell'Esodo contiene i cardini della fede, dell'identità e della vita
d'Israele: il Signore, mediante Mosè, rivela il proprio Nome al
popolo; fa sperimentare la propria presenza nei "segni" forti contro
l'Egitto e nella salvezza al Mar Rosso. La celebrazione della Pasqua
permette a ogni generazione di Ebrei di rivivere e riappropriarsi
della liberazione dalla schiavitù. Mediante l'alleanza al Sinai,
Israele diviene il popolo di Dio, con l'impegno di osservare la
legge. Nella tenda innalzata da Mosè, Dio abita in mezzo al suo
popolo. Ecco uno schema a grandi linee:
In Egitto: gli Ebrei
oppressi e liberati (1,1-15,21)
Nel deserto: le tappe verso il
Sinai (15,22-18,27)
Al Sinai: alleanza e santuario (19,1-40,38).
Le caratteristiche
Il libro dell'Esodo è composto
prevalentemente da narrazioni e da leggi: si raccontano le opere di
Dio e si narra come Dio stesso offra l'alleanza e chieda fedeltà
alla legge. Solo nell'intreccio di racconto e di legislazione si può
comprendere il libro, ma si deve anche tenere conto della distanza
di tempo e di cultura che ci separa dai testi che leggiamo. Gli
eventi narrati appartengono alla storia delle origini; essi sono
stati oggetto di molteplici reinterpretazioni di tipo epico e
teologico. Come avviene anche negli altri ricordi di questo evento,
presenti un po' in tutto l'AT, e non soltanto nel Pentateuco, la
trama di episodi molto antichi, e a volte assai differenti tra loro,
viene unificata e ingrandita. In alcune pagine del libro, ad es.,
l'evento è narrato come una espulsione di Ebrei da parte degli
Egiziani (12,29-36; vedi anche 1,7-22: "esodo-cacciata"); in altre
pagine si tratta invece di una fuga di Ebrei davanti all'esercito
egiziano (14,5-15,21: "esodo-fuga"). Da una tradizione all'altra gli
aspetti prodigiosi si dilatano, le cifre si ingrandiscono. Nella
lettura sinagogale e nelle celebrazioni delle sue feste, Israele, da
sempre, si riconosce come colui che continuamente "esce"
dall'Egitto, accoglie la legge del suo Dio e vive con lui
nell'alleanza del Sinai. Per i cristiani, la liberazione di Israele
dalla schiavitù d'Egitto è una prefigurazione e un anticipo della
redenzione che Dio opera per tutti gli uomini mediante Gesù (At
7,12-53; 1Cor 10,1-13; 11, 23-25; Ap 15,1-4).
L'origine
Così com'è, il libro dell'Esodo venne letto dopo l'esilio
babilonese. La tradizione ebraica e cristiana lo hanno attribuito,
come gli altri del Pentateuco, all'attività letteraria di Mosè, ma
gli studi degli ultimi tre secoli hanno dimostrato la complessità
delle tradizioni che vi sono confluite e le rielaborazioni che si
sono succedute. Oggi si ritiene che il libro dell'Esodo, nella sua
stesura attuale, sia da porsi tra il V e il IV sec. a.C.